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Eugenia Gourlay è una interior designer russa che vive in Italia sulle meravigliose sponde del Lago Maggiore dove vive con la famiglia. Dopo una brillante carriera in un’azienda petrolifera, ha studiato interior design a Londra e oggi ha fatto della sua passione un lavoro. Eugenia racconta e immortala la sua splendida casa, una villa di inizio ‘900, sul suo profilo Instagram @eugenia.eginteriors.
Ci siamo conosciute proprio su Instagram e da lì siamo diventate amiche anche nella vita vera. Sono stregata dalla sua capacità di mixare tessuti, texture e carte da parati con una sensibilità molto di “British”. Gli inglesi parlano di “interior decorator” e credo che qui stia la chiave: oltre che a dover essere arredato, un interno per trovare la sua atmosfera, deve essere decorato e allora Eugenia è assolutamente una decoratrice d’interni!

Ve la presento con un’intervista in cui le ho chiesto di tutto: dalle differenze tra il mondo degli interni italiano e inglese, a come si mixano pattern, tessuti e carte da parati, come progetta, sogni e trend in arrivo… buona lettura!

D. Nella tua bio su Instagram si legge: “Born in 🇷🇺 living in 🇮🇹 with my 🇬🇧 family”. Come si mixano nel tuo stile le tue origini con la tua vita un po’ italiana e un po’ inglese?

R. Sembrerà strano ma mi è difficile rispondere a questa domanda, proprio non saprei… sono cresciuta in Unione Sovietica (e poi nella Russia post soviet) senza essere immersa nel mondo creativo o artistico. Era più un dover sopravvivere e una necessità pragmatica di scegliere una carriera e un percorso lavorativo che potesse rispondere ai bisogni basilari piuttosto che seguire le proprie passioni (questo è il motivo per cui inizialmente sono finita a lavorare in una grande azienda a cui però sarò sempre grata!).
Parlando in generale, la Russia ha una grande cultura dell’ospitalità, in questo è molto simile al mondo inglese. Si deve avere il massimo riguardo per l’ospite, questo sicuramente ha formato la mia attenzione per i clienti e la volontà di ascoltare e accogliere i loro bisogni e desideri che va a braccetto con la mia passione nella creazione di interni accoglienti e caldi.

D. Hai studiato design a Londra, quali sono i punti base dell’interior design inglese?

R. Il punto focale è assolutamente sulla ricerca in modo da poter accontentare i clienti e le loro richieste (quello che a loro piace, non piace, i loro hobby, lifestyle, interessi…). Mentre studiavo, tutti i progetti che ci venivano assegnati dovevano essere accompagnati da un diario personale in cui poter annotare idee, ricerche, pensieri e riflessioni che dimostrassero i perché delle scelte progettuali. Diciamo che è stato un po’ come fare della psicologia d’interni! Questo però mi ha insegnato a creare degli spazi che davvero rappresentano le persone che poi li abiteranno!
È giusto che poi ogni interior designer trovi il suo stile e che lo riporti negli interni che disegna, ma bisogna anche sempre tenere presente che stiamo mettendo del nostro nella casa di altri.
L’approccio all’insegnamento e allo studio dell’interior design in Inghilterra è molto pratico, ovviamente c’è anche tanta teoria, ma il focus è assolutamente quello di imparare facendo, sviluppando tutte le capacità richieste nello sviluppo e realizzazione di un progetto.
Gli studenti sono proprio incoraggiati a iniziare a lavorare su veri progetti anche durante gli studi, in modo da poter fare più pratica possibile.

D. Quanto è diverso il mondo dell’interior design inglese da quello italiano?

R. Difficile generalizzare perché il mondo dell’interior è davvero vario ma direi che ci sono vari fattori (ognuno dei quali lo rendono un campo unico e speciale): secondo me il “British design” abbraccia e accoglie la natura con le sue imperfezioni. Pensando agli interni British, se chiudo gli occhi mi vengono in mente tre parole: casa, campagna e accogliente. Spesso anche nelle case di città si ritrovano tracce dello stile country che è davvero innato nel British design. Il design italiano invece penso sia molto incentrato sui materiali, sulla qualità e sull’eccellenza dell’artigianato: se dovessi descriverlo in poche parole direi che è uno stile elegante, sobrio, molto attento alla qualità e all’artigianalità.
Comunque, indipendentemente dallo stile e dall’atmosfera, credo che il mercato degli interni, specialmente quello di fascia media, sia più sviluppato e diffuso nel Regno Unito. Mi capita spesso di fare ricerca e scegliere prodotti dall’Inghilterra (ora più difficile dopo la Brexit), dalle carte da parati agli arredi e accessori. Mi sembra ci sia più scelta, con maggiori possibilità di personalizzazione e una maggiore varietà anche nella fascia di prezzo. In Italia c’è una grande differenza tra design di alta fascia e quello con prezzi più democratici. Credo dipenda anche dalla tradizione che per il disegno industriale inglese parte dall’era Vittoriana con uno dei suoi simboli, William Morris (anche se curiosamente era assolutamente contrario all’industrializzazione a favore dell’artigianato).

D. Ci racconti un po’ le differenze che noti tra Inghilterra e Italia nell’utilizzo di materiali, colori e tessuti?

R. Penso che gli interni inglesi siano più audaci e coraggiosi in termini di combinazione di colori, texture e finiture. Gli interni italiani come dicevo, sono più sobri ed eleganti, credo che le persone siano molto consapevoli e attente a ciò scelgono per le loro case, vogliono fare la cosa giusta e seguire le tendenze.

D. Quanto sono importanti i rivestimenti come tessuti e carte da parati in un interno?

R. Prima di tutto l’importanza di queste finiture dipende dal gusto delle persone che vivranno in quell’interno. Ci sono persone (come me) che amano i colori, a cui piace osare mixando texture e pattern, ma ci sono sicuramente altre persone che preferiscono ambienti più discreti e altre ancora che stanno bene in stanze semplicemente bianche (ho letto in un articolo che Oki Sato per esempio, preferisce circondarsi di bianco per poter creare e liberare la mente)… difficile dare una risposta univoca.
Per me è molto importante e piacevole mixare colori, texture e carte da parati, sono una persona dinamica, mi piace avere molti stimoli visivi, ovunque guardo ho bisogno di vedere qualcosa di interessante e stimolante.

A proposito di carta da parati, credo che sia un modo favoloso per creare interni accoglienti, invitanti e interessanti. Se ben bilanciata, in armonia con pattern, colori e texture, aggiunge profondità e carattere agli interni.

Quando si lavora con carta da parati e tessuti è molto importante non concepirli separatamente ma come un tutt’uno. Per questo credo che creare una mood board per ogni spazio sia essenziale. Colori e pattern non sono mai percepiti come singoli ma sempre come insieme. Quando progetto un interno cerco sempre di tenere a mente questa formula: Colore+Pattern+Texture+Stile = Atmosfera.

D. Qual è la cosa a cui non rinunceresti mai in un tuo progetto d’interni?

R. Incoraggio sempre i miei clienti a mettere delle piante nei loro interni, creano un legame immediato con la natura, purificano l’aria e rendono più vivi gli ambienti. È un argomento a cui sono molto appassionata, sto approfondendo il tema della biofilia accostata ad architettura e design, il potere calmante delle piante non dovrebbe mai essere sottovalutato!

D. C’è qualcosa che si può riconoscere come la tua “firma” in un progetto?

R. Non saprei… mi riprometto di rispondere a questa domanda in futuro, quando avrò fatto più progetti (incrociando le dita)!
Al momento direi che a casa mia o in un interno di cui mi occupo, mi piace sempre aggiungere una composizione floreale realizzata da me*.

*Eugenia è bravissima a realizzarle con tutto quello che raccoglie nel suo giardino, dall’erba della pampa alle ortensie alle ghirlande natalizie, non perdetevi i suoi workshop!

D. Hai un/a interior designer a cui ti ispiri?

R. Ci sono così tanti designer e architetti bravissimi, trovo ispirazione sicuramente dagli interni e dai progetti che realizzano. Uno dei miei preferiti del passato è Renzo Mongiardino, ho diversi suoi libri e adoro il suo approccio e il suo metodo di decorare è davvero affascinante. Parlando di designer contemporanei mi piacciono i milanesi Studiopepe e Dimore Studio, forse sono i miei due preferiti, mentre tra gli inglesi direi Beata Heuman e tra gli americani Amber Interiors e CeCe Barfield.

D. Quali libri consiglieresti a chi ama il tuo stile?

R. In questo momento consiglierei questi cinque libri che dicono molto di me e delle mie passioni:

Renzo Mongiardino, Architettura da Camera

Questo è uno dei miei libri preferiti in assoluto. Non è solo un bellissimo “coffee table book” ma è proprio un manuale dove Mongiardino spiega il suo processo creativo nell’ideazione dei suoi meravigliosi interni. Ci sono moltissimi disegni realizzati da lui, ho un debole per gli schizzi a mano, credo siano proprio una forma d’arte, li preferisco di gran lunga a quelli fatti a computer, e ovviamente quelli di Mongiardino sono spettacolari!

*Questo libro edito da Rizzoli nel 1993 è difficile da trovare. Cercatelo su eBay o su siti e librerie che vendono libri usati.

Biophilia. You+Nature+Home

Ho appena terminato un corso dedicato alla sostenibilità nel mondo del design e mi sono molto appassionata al tema della biofilia. Ne ho letti diversi ma mi sento di consigliare questo che è di facile lettura per chi si avvicina al tema ma comunque approfondisce bene l’argomento.

British Designers at Home

Il mio ultimo acquisto, molto rappresentativo dello stile British. Mi è piaciuto perché affronta il tema puntando su case vere, piene di oggetti meravigliosi, più che showroom. Un trionfo di mix&match tra carte da parati, tendaggi e cuscini.

Sagmeister & Walsh: Beauty

Un libro coraggioso che sonda l’importanza (e il degrado) del concetto di bellezza nelle nostre vite e critica il Modernismo e lo stile internazionale.. Mi sento molto vicino al modo di pensare in questo libro, alla fine, non si può ridurre il design e l’architettura di interni alla mera funzionalità, hanno la forza di evocare sentimenti (si spera positivi)!

Chinese Art. A guide to Motifs and Visula Imagery

Vivendo e lavorando spesso con case d’epoca mi capita spesso di inserire negli interni arte cinese, in particolare ceramiche. Questo libro spiega bene come decodificare i simboli e i significati nascosti in oggetti meravigliosi.

Mi piace che le cose abbiano un significato, trasmettano qualcosa, poiché così improvvisamente smettono di essere solo “cose”.

D. Quanto il mondo British ti ha influenzato? Quanto quello del design italiano?

R. Credo che sia un bel mix: quando lavoro su progetti residenziali cerco sempre di ricordarmi che sto decorando una casa dove delle persone hanno bisogno di rilassarsi, sentirsi al sicuro e potersi rilassare, per questo cerco di creare interni accoglienti e familiari ma la sobrietà e l’eleganza italiana aiutano a fermarmi al momento giusto, a non decorare eccessivamente e a mantenere sempre un po’ di semplicità.

D. Quali saranno i nuovi trend secondo te?

R. È sempre difficilissimo parlare di trend futuri, leggo molte riviste di interni, ascolto interviste, seguo designer e arredatori affermati che ne parlano. Personalmente credo che la cosa più importante a proposito di trend sia ricordare che i trend servono da ispirazione, da spunto, non devono essere dictat da seguire pedissequamente. La scelta finale deve dipendere dal benessere di chi vive lo spazio più che dai trend. Se dovessi fare delle previsioni direi:
_ Biofilia. Il lockdown ci ha dimostrato quanto la natura sia importante per le nostre vite.
_ Rivestimenti materici per arredi e pareti, dalle wallpaper con texture 3D alle piastrelle a rilievo, noto un grande interesse per le superfici che saranno sempre più materiche e meno lisce.
_ Ambienti separati. Sempre da quello che abbiamo imparato dal lockdown: tornano gli ambienti frazionati, gli open space hanno mostrato le loro criticità.
_ Eco-Design. Forse questo non è più un trend ma ormai fortunatamente una realtà sempre più affermata. Comunque sia è fondamentale che sempre più persone, professionisti e privati, facciano scelte eco nel loro lavoro e anche nella vita, per cui ci si auspica che riciclo, materiali naturali, scelte sostenibili diventino sempre più al centro del progetto.

D. Hai un metodo di progettazione? Ce lo racconti brevemente?

R. Cerco sempre di ricordare che un interno dovrebbe stimolare tutti e cinque i sensi. Credo che gli ambienti di una casa debbano essere coerenti e completare l’esterno, l’architettura, dell’edificio. Quando inizio un nuovo progetto parto sempre con un’analisi dei desideri e delle richieste del cliente, procedo poi con la pianificazione degli spazi, creo mood board e un campionario di materiali per ogni stanza (dove utilizzo campioni di carte da parati e varie finiture, tessuti ecc.), quando il progetto viene approvato dal cliente, si passa all’azione!

D. Dove trovi l’ispirazione per i tuoi progetti?

R. La maggior parte dell’ispirazione deriva osservando la natura e l’architettura che mi circonda. Vivo sul Lago Maggiore, un posto meraviglioso con un panorama variegato che va dalle eleganti ville storiche a zone rurali, giardini e parchi bellissimi.

D. Hai un progetto dei sogni?

R. Forse il sogno più grande di chi fa un lavoro creativo è il poter essere veramente liberi nell’ideazione di un progetto. Questo forse è il motivo per cui spesso i designer mostrano le proprie case come esempio del loro lavoro, perché quello è il luogo dove possono liberare la loro creatività.

Seguite Eugenia su Instagram @eugenia.eginteriors vedrete la sua bellissima casa in tutto il suo splendore! È stata anche pubblicata su CasaFacile!
Grazie ancora Eugenia!

Foto Eugenia Gourlay – Constanza Delvecchio – Roy Bisschops