Piazza Castello 27, è qui che Achille e Pier Giacomo Castiglioni hanno lavorato dal 1962 e che dal 2006 gli eredi di Achille Castiglioni hanno trasformato prima in Studio Museo Achille Castiglioni e poi Fondazione Achille Castiglioni aprendo le porte al pubblico e accogliendo tutti nel mondo Castiglioni.

Oggi, dopo 61 anni la Fondazione Achille Castiglioni ha ricevuto lo sfratto dalla proprietà.

Achille e Pier Giacomo avevano scelto questo indirizzo perché ben collegato e comodo da raggiungere, ma oggi il valore di questo luogo è ben altro. Questi muri sono custodi di una delle pagine (taaante pagine) più importanti e significative della Storia del Design del nostro Paese. E il Design, con D maiuscola, è una delle forze – creative ed economiche – del nostro Bel Paese.
Proprio in questi giorni su Instagram parlavo con alcune persone di come il Design dovrebbe essere insegnato nelle scuole a stregua della storia dell’arte, di quanto faccia parte del nostro patrimonio culturale. E questi muri hanno visto passare e nascere davvero tanto design.

Questo per me è anche un luogo a cui mi sento legata a triplice filo, quel fantomatico filo rosso che è il percorso della vita di ognuno, qui si è tinto di giallo (giallo Fondazione Achille Castiglioni) fin dal primo momento che ho messo piede qui, ero una giovanissima studentessa di storia dell’arte, e qui Achille ha fatto la magia, mi ha lanciato il suo sortilegio – un sortilegio di design – e da qui non sono mai più uscita. Qui torno e ritorno, qui è nato un rapporto speciale che io davvero custodisco nel cuore con tutta la Fondazione, con Giovanna con cui siamo anime affini, ma anche con le splendide Antonella e Noemi, e Carlo, tra le persone più simpatiche e ironiche che abbia mai incontrato!

Quando si apre la grande porta di legno per me è sempre un’emozione, è come un portale dimensionale che mi trasporta nel mondo di Achille Castiglioni, un mondo dove gli oggetti hanno voce oltre che un’anima. Oggetti parlanti pieni di storie da raccontare, oggetti compagni e amici. Qui tutto ha una storia da raccontare, persino il microbuchino sul soffitto che ricorda di quando Achille sfidava chi veniva a trovarlo al lancio della banconota con puntina sul soffitto (questa storia divertente la racconta proprio Carlo Castiglioni nel suo libro “Affetti e Oggetti”)… lo scricchiolio del parquet, i suoni attutiti della strada, la bellissima luce che entra dalle finestre, lo specchio magico che disorienta ogni visitatore, il tavolo attorno a cui si sono seduti tutti i grandi del Design, le collezioni di oggetti anonimi e non di Achille, i prototipi, i modellini, i disegni, i libri… Achille sembra essere ancora qui, nell’altra stanza, ve lo aspetterete arrivare, con la battuta pronta. Come me altri 80.000 pellegrini-visitatori hanno provato il fascino per questo luogo e per il mondo dei Castiglioni. La magia è anche che ci si sente sempre un po’ partecipi di questo mondo, non solo osservatori della grande storia, perché qui tra gli oggetti – tanto amati da Achille – si trova sempre qualcosa che per tutti è familiare, dall’oggetto Castiglioni agli oggetti anonimi e geniali (un esempio? Il battipanni!).

Questo è un luogo da tutelare.

Ora sono state interpellate le istituzioni. C’è la speranza che intervengano, che tutelino questo luogo. Ma c’è anche la possibilità che non si riesca a trovare un nuovo accordo con la proprietà. E in quel caso?

Qui ecco che ancora una volta si scopre la magia Castiglioni: se gli spazi di Piazza Castello dovranno essere lasciati liberi, bene, il mondo Castiglioni si sposterà e creerà qualcosa di nuovo, in un nuovo spazio.

Carlo e Giovanna Castiglioni immaginano uno spazio ex industriale dove dare una nuova forma alla Fondazione. Sì, forma, perché la sostanza c’è già, ah se c’è!
Uno spazio con una metratura più grande sarà anche occasione di sviluppare nuovi racconti, immaginate la possibilità di ricreare gli allestimenti delle mostre storiche. I fratelli Castiglioni e poi Achille Castiglioni da solo, hanno progettato importantissime mostre, come quella a Como, a Villa Olmo, “Colori e forme della casa d’oggi” nel 1957. Immaginate poter oggi rivivere quelle mostre! Per me sarebbe un sogno, poter finalmente vivere quegli anni d’oro della nascita del Design italiano!

Quindi bando alla tristezza, alla Castiglioni, guardiamo al futuro: allo stesso indirizzo, o in un indirizzo nuovo, il mondo Castiglioni si ritroverà sempre.

PS: Achille, ora se per favore puoi apparire in sogno al signor proprietario dei muri… mi raccomando, un sogno un po’ frizzantello, che gli faccia capire cosa è più giusto fare, anche per responsabilità verso tutte le nuove generazioni di designer e non!

“Fa ballà i man, il Design dei Castiglioni guardato con mano”

Intanto correte a prenotare una visita alla Fondazione Achillle Castiglioni, proprio oggi ha inaugurato la nuova mostra “Fa ballà i man, il Design dei Castiglioni guardato con mano” che riprende il famoso detto milanese “Fa ballà l’oeucc”, ovvero “Fai ballare l’occhio”: stai attento, guarda bene. In questo caso a stare attente sono le mani: devono toccare, afferrare, premere, ruotare. Gesti semplici a cui i Castiglioni nella loro progettazione hanno dato un’attenzione che merita di essere raccontata. Marco Menzini, il curatore della mostra dice “Mi sono inventato un alfabeto gesticolare, un abaco di gesti che si ritrovano in ben 42 progetti esposti in cui la mano è complice del progetto: in alcuni casi diventa proprio l’elemento innovativo e sorprendente.”

La mostra proseguirà fino a febbraio 2024, per prenotare la visita – o per mandare un pensiero gentile alla Fondazione – scrivete a: [email protected]
Ingresso solo su prenotazione (anche durante la Design Week), biglietto d’ingresso 15€ comprensivo di visita guidata (e che visita, aggiungerei io!).