Quante volte in un museo o durante una mostra abbiamo visto il cartello “vietato fotografare”? Certamente il flash della macchina fotografica potrebbe danneggiare le opere ma il divieto rientra anche nella tutela dei diritti dell’immagine. L’impossibilità di fare la foto ricordo dell’opera che ci è piaciuta di più o della più famosa del museo, spesso si traduce nella vendita delle cartoline dei quadri nel bookshop…

Tantomeno si possono usare liberamente le immagini già prodotte delle opere d’arte: ogni volta che si pubblica un articolo, un libro, un catalogo (perfino un catalogo d’asta per cui l’immagine viene appositamente scattata) di alcuni artisti, bisogna pagare i diritti d’immagine all’artista (se ancora vivente) o a chi ne detiene i diritti (archivi, fondazioni o proprietari delle opere).

Nel 2017 alcuni storici dell’arte inglesi lanciarono una petizione sulla rivista Times chiedendo di togliere il copyright dalle immagini di opere d’arte. Lasciando più libertà di utilizzo dell’immagine si dà più possibilità di diffondere immagini di opere d’arte, di scriverne, di parlarne in modo più semplice, più democratico.

All’estero quest’invito è stato accolto da diverse istituzioni tanto che oggi diversi musei danno accesso libero all’archivio di immagini delle loro opere d’arte, così fa ad esempio il Rijksmuseum di Amsterdam, il Belvedere di Vienna, il LACMA di Los Angeles, l’Art Institute di Chicago, lo Smithsonian di Washington con i suoi 19 musei (e oltre 2 milioni di opere), il Metropolitan di New York, la National Gallery di Washington…

Si chiama “open access”: è l’accesso libero alle immagini delle opere d’arte e al loro utilizzo, diffusione e pubblicazione, anche per fini commerciali.

Un esempio: già nel 2010 il brand olandese Ixxi Design iniziò la sua avventura di creare prodotti che fossero un modo per rendere l’arte accessibile per tutti, un sistema modulare altamente personalizzabile ed economico che riproduceva i capolavori del Rijksmuseum di Amsterdam!

Il Rijksmuseum di Amsterdam è stato proprio il primo museo a dare libero accesso a scaricare le immagini delle proprie opere d’arte in alta risoluzione.

E in Italia? Anche i nostri musei, da sempre gelosissimi delle loro opere d’arte, stanno valutando questa nuova direzione verso l’open access.
Ovviamente la strada è ancora lunga e tortuosa visto che in Italia esiste una legislazione dedicata alla tutela dei beni culturali con tanto di codice che impone il pagamento di un canone concessorio per l’utilizzo commerciale delle immagini delle opere d’arte. Quindi per percorrere la via della liberalizzazione dell’utilizzo di immagine di beni culturali bisognerà prima modificare il codice.

L’obiettivo è andare a liberalizzare l’uso delle immagini delle opere d’arte custodite in musei, biblioteche e archivi pubblici.

Al momento solamente due musei statali italiani danno libero accesso alle immagini in alta risoluzione delle proprie opere d’arte: sono la Pinacoteca di Brera e il Museo Egizio di Torino.

Dall’archivio della Pinacoteca di Brera
Dall’archivio del Museo Egizio di Torino

L’open access non vuole assolutamente andare a ledere o a togliere il diritto d’autore, ma solamente favorire la circolazione e la diffusione delle immagini delle opere d’arte. Potrebbe diventare uno strumento a favore dei musei, una carta vincente per farsi indirettamente pubblicità e far parlare di sé e delle proprie opere d’arte.

Se volete approfondire il tema, vi consiglio la lettura di questo articolo de Il Giornale dell’Arte.

Immagine di copertina dall’archivio della National Gallery di Washington.