Ci sono cose che conosciamo ma di cui forse non ci siamo mai chiesti da dove vengano. In questo post voglio proprio raccontarvi la storia di una cosa con cui abbiamo ormai tutti grande familiarità ma di cui forse pochi conoscono l’origine. Una storia che parla di un nome di un’azienda diventato verbo, di ordine, estetica ma anche storia del design e architettura, una storia che vi potrete rivendere con gli amici alla prossima cena!

I social e Instagram in particolare hanno diffuso una cura particolare per l’estetetica e la composizione delle foto. Tra i trend più celebri e ormai consolidati c’è quella delle “foto flatlay”, le famosissime “foto dall’alto” scattate tenendo l’obbiettivo della fotocamera parallela al piano, croce e delizia che ha fatto tutti salire in piedi su sedie e a cercare la parallela perfetta tra tavoli e telefono. La prova è che l’hashtag #flatlay ha quasi 10 milioni di risultati!
Se volete approfondire il tema vi segnalo la puntata dedicata al Flatlay che avevo realizzato per CasaFacile.
Il flatlay non nasce su Instagram, il flatlay in realtà nasconde una storia mooolto più lunga e interessante, ve la racconto!

Torniamo indietro negli anni, siamo alla fine degli anni ’80 nello studio di Frank Gehry a Santa Monica. (Non vi aspettavate nomi da archistar, vero?! E il bello deve ancora venire!)
Andrew Kromelow aveva il compito di tenere in ordine l’officina dello studio di Gehry in modo che tutti gli strumenti fossero sempre in ordine, facilmente individuabili a colpo d’occhio grazie a una visione chiara e d’insieme. Per ottenere questo Kromelow studiò un metodo di allineamento e disposizione degli attrezzi molto efficace che chiamò “Knolling”. A quel tempo nello studio di Gehry lavoravano a una sedia per Knoll in compensato curvato e Knoll era celebre per i suoi arredi dalle forme pulite, geometriche e accostabili tra loro in soluzioni organizzate e ordinate.

Gli arredi e i progetti Knoll venivano presentati ai clienti con immagini dettagliate e con una grande attenzione per una meticolosa disposizione. Florence Knoll in persona progettava applicando una sorta di Knolling in 3D! Dopotutto aveva studiato con Mies van der Rohe!

Il nome dell’azienda è quindi diventato un verbo: Knoll-ing, un metodo di organizzare oggetti in parallelo e con angoli a 90°. A rendere famoso il Knolling è stato però Tom Sachs, artista-maker che proprio alla fine degli anni ’80 lavorava nello studio di Frank Gehry con Andrew Kromelow

“Sono felice che sia diventato un sistema così universale. Ha senso perché, come esseri umani e artisti, tutti noi desideriamo fare ordine nel disordine” Andrea Kromelow

La parola “Knolling” diventa conosciuta però solo nel 2010 quando Tom Sachs pubblica il suo “Working Code”, una serie di video con le linee guida per i dipendenti del suo studio a New York.

Una “bullet list” 10 punti a cui attenersi: dalle norme di sicurezza ai principi, dalle indicazioni di comportamento alle “punizioni” per chi contravviene.
I “10 bullets” sono diventati il suo logo, guardate il patch sulla sua divisa da lavoro:

Potete vedere l’intero video con i 10 Bullets di Tom Sachs su Youtube:

Always be Knolling:

Tra i 10 comandamenti, i principi e le regole dello studio, troviamo al numero 8 “Always be Knolling”, ABK, poi diffuso semplicemente come “Knolling”. Vengono date le linee guida per avere una postazione lavoro ordinata e organizzata. I passaggi da seguire sono:

  • guarda il tuo ambiente di lavoro (la tua scrivania)
  • metti via ciò che non ti serve per svolgere il lavoro che devi fare ora
  • raggruppa gli oggetti per funzioni
  • allineali

Un esercizio di ordine e organizzazione che però dovremmo applicare tutti quando lavoriamo, aiuta a tenere in ordine non solo la scrivania ma la propria mente.

Tom Sachs non è stato certo immune alle critiche e agli scandali, di poco tempo fa le accuse di creare un ambiente molto chiuso, più vicino a una setta che a uno studio di progettazione. Vi lascio qui un articolo che ne parla.

Ma tornando strettamente al Knolling, dal 2010 è diventato quindi un metodo di organizzazione degli oggetti che il mondo del marketing ha presto fatto suo chiamandolo “flatlay” e trasformandolo in una potentissima risorsa per la comunicazione. Ogni sfera ne ha attinto, dalla moda al design, dal beauty alla cucina…

È interessante notare come sia un approccio con un forte legame al mondo dell’architettura e del design, inviti a instaurare un approccio positivo nei confronti degli oggetti, a riconoscerne la loro utilità. Si pone un po’ in antitesi con il metodo di Marie Kondo, anche qui, un nome che è diventato un verbo: Kondo-ing.

Nel “Kondoing” il focus è sull’eliminare, nel “Knolling” invece sull’organizzare.

Anzi, è un metodo che ci invita ad abbracciare i nostri oggetti, a conservarli e organizzarli trasformando il tutto in un’esperienza estetica capace di appagare visivamente e mettere ordine a livello mentale oltre che fisico. Un modo di usare gli oggetti che racconta di noi con anche grande appagamento estetico.

Cosa ne pensate? Siete più per il metodo Knolling o Kondoing?