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E tu
E noi
E lei
Fra noi
Vorrei
Non so
Che lei
O no
Le mani…. Le mani io me le sono messe nei capelli! Io, Expo e lei: la folla!

A maggio ero partita con le migliori intenzioni da stratega: partenza intelligente. Poi forse mi sono persa. La mossa sarebbe stata più intelligente se fossi andata a settembre (post caldo-torrido) e magari in settimana. E invece no. Qui la grande caduta di stile: sono andata a Expo di sabato e nell’ultimo mese di apertura. Lo so, me la sono cercata!
Nonostante la scelta di partenza errata, mi ero però documentata e avevo la mia strategia: arrivo in treno (perché arrivarci con la ferrovia è molto più comodo che in metropolitana) un po’ prima dell’apertura, biglietti pronti in mano e idee chiare sul primo padiglione a cui dirigersi. Così è stato: i cancelli aprivano alle 10, io e il povero Filippo alle ore 9.30 eravamo pronti. Sì, noi insieme ad altre migliaia di persone con la mia stessa strategia! 1 ora e 1/4 di attesa dall’apertura. Questa la situa:

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E non pensate a una coda ordinata. Questa era una ressa. Una massa informe di gente.
Da questo punto ogni programma è stato completamente vano. È stata una giornata di ingressi record, c’erano code ovunque, tempi di attesi medi: 3 ore. Quando dico ovunque, significa ovunque: anche per farsi il selfie con la copia della Madonnina nello stand della Fabbrica del Duomo, al bancomat… vi lascio immaginare la coda per i bagni. Pensate a un qualsiasi padiglione. Sì, c’era coda.

Per il padiglione degli Emirati Arabi – disegnato addirittura dall’archi-star Sir Norman Foster – 6 ore di coda. Praticamente nello stesso tempo a Dubai ci andavo in aereo!
Padiglione Italia 4 ore di coda.
Padiglione Giappone? “Lasciate perdere”. Ormai non quantificano più nemmeno in ore, cercano proprio di scoraggiarti!
Quindi vi state chiedendo cosa ho visto? Niente. O meglio, tutto da fuori, niente da dentro! Incredibile vero?

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Padiglione Brasile

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Basmati Pavillon

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Malaysia

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Mi spiace molto non aver visto il padiglione Italia anche perché mi sarebbe piaciuto poter dare il mio punto di vista al curatore, Marco Balich, con cui quest’estate ho avuto un interessante scambio di e-mail. Lo ringrazio ancora per aver trovato il tempo di scrivermi in commento al mio post Expo 2015: cosa aspettarsi.

Quindi posso parlarvi solo dell’architettura esterna dei padiglioni. Cosa che per altro era ciò che mi interessava e incuriosiva maggiormente. Bellissimi, ci sono strutture davvero belle e interessanti. È incredibile cosa viene realizzato come installazione effimera! I miei preferiti? A sorpresa forse i padiglioni di Russia e Bielorussia che erano anche vicini, Vietnam, i container del Principato di Monaco, Ecuador.

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Vietnam

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Principato di Monaco e Giappone

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Il più bello di tutti è il dragone rosso: il padiglione Vanke disegnato da un’altra archi-star: Daniel Libeskind. Se anche voi come me vi state sforzando per interpretare quale Paese può essere Vanke… lasciate stare. Non si tratta di uno stato ma di un’azienda. Vanke è la più grande realtà immobiliare residenziale cinese. Fondata nel 1984, quotata alla Borsa di Shenzhen. Con un fatturato a marzo 2014 di 2,3 miliardi di dollari, Vanke fornisce oltre mezzo milione di unità abitative e servizi di gestione a 1,5 milioni di cinesi. Potete leggere qui il concept del padiglione.IMG_3089

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E finalmente, il padiglione Italia, o meglio la coda per il padiglione Italia, e il famoso Albero della Vita, sul quale resto incontrovertibilmente del mio parere precedente. È di pochi giorni fa la conferma ufficiale che l’Albero della Vita verrà smontato. Ho visto anche lo spettacolo dei “giochi d’acqua”, che a mio parere non ha migliorato molto la situazione. Ho solo due domande: cosa sono quei fiori finti applicati al tronco? Effettivamente è stato costruito per durare 6 mesi ma le piante all’interno del tronco, mi sa che sono già seccate.

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La cosa che mi è piaciuta meno? Senza dubbio i cibi finti (e maiali finti) che troneggiano nel decumano!

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Purtroppo c’era così tanta gente che è stata annullata la sfilata di Foody e dei suoi amici in vero stile Disney!

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Vi lascio con una carrellata di foto e delle domande:
– Vorrei tantissimo sapere – senza nessun giudizio vi assicuro! – cosa spinge a decidere di fare 6/7 ore di coda per entrare in un padiglione? Chi le ha fatte poi è rimasto soddisfatto di ciò che ha visto?
– Il fatto che ci siano queste code da record è da considerare per Expo un successo o un errore di valutazione? 

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Padiglione Intesa San Paolo

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Polonia

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A sinistra l’installazione del padiglione della Gran Bretagna

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Padiglione Coca Cola: potete far brendizzare con il vostro nome le lattine. Non pensiate che visto, che avete fatto la coda, sia gratis: 5 € 1 lattina, 7 € 2 lattine.

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Area ristoro

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Stati Uniti

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Oman

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Israele

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New Holland Agriculture

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Kuwait

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Vi segnalo lo sconto di Trenitalia: fatene buon uso!

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Da Expo è tutto, in bocca al lupo a tutti quelli che vogliono affrontare la missione! Che la forza sia con voi! 

— (Today the post is in Italian only. Political choice. Apology!) —