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Silvia Stella Osella è una textile & surface designer, color & trend consultant. In pochi forse sanno cosa vuole dire e quanto questo sia un lavoro favoloso.
Ho chiesto così a Silvia di spiegarci meglio il suo lavoro.

Silvia Stella Osella nel suo studio a Milano. Foto ©Michael Gardenia

D. Ci parli di cosa fa un designer tessile? I tessuti italiani sono tra i più rinomati per stampa e filati, ma si sa poco di questa professione.

R. Il design tessile è una disciplina vastissima che comprende tantissime cose diverse. In Italia abbiamo i distretti tessili tra i più importanti, con un patrimonio storico e artistico ricchissimo. Queste realtà sono da sempre molto radicate al territorio per cui non si è mai sviluppata una vera e proprio cultura tessile nazionale. Questo si riflette anche alla difficoltà di trovare corsi per la formazione in questo settore.
Ad esempio a Biella si trova il distretto laniero e manifatturiero, la stampa tessile invece è più radicata nel territorio comasco. Le aziende sono detentrici di un patrimonio d’archivio importantissimo, gli archivisti tessili sono figure decisive per l’organizzazione e conservazione di questo patrimonio!
Io mi occupo dell’ideazione di stampe per tessuti e superfici (con surface design si intendono rivestimenti, carte da parati e tappeti), coordino le collezioni tessili e  faccio consulenza alle aziende relativamente a colori e tendenze.

D. Come ci si forma alla professione di textile designer?

R. Nella disciplina del design tessile c’è una componente tecnica molto forte di conoscenza di materiali e processi. In Italia non sono molti i corsi che formano a questa professione, a Como c’è il corso di Textile design allo IED ma spesso vengono relegati all’interno di percorsi di studio legati alla moda.
Forse per questo la maggior parte di chi fa questo lavoro ci arriva da percorsi diversi, chi ha studiato arte, chi moda… Io per prima ho studiato illustrazione per poi specializzarmi all’estero.
È un lavoro dove si impara molto facendo, il passaggio in azienda è fondamentale.

D. Entriamo nel vivo del tuo lavoro: da dove prendi ispirazione?

R. Non sono un’artista, non creo dalla pura ispirazione. Io sono una progettista, creo partendo da un brief e avendo in mente il cliente e lo scopo finale di quello che creo: il mio tessuto verrà indossato? Inserito in un progetto di interni?
Lo studio delle tendenze, la loro analisi e la ricerca, sono lo strumento fondamentale perché mi permetteranno di creare qualcosa di utile, coerente, adatto a un certo contesto e periodo storico.
Le due componenti del mio lavoro quindi sono strettamente connesse: studio colori e tendenze per poter creare stampe e collezioni.
Detto questo ovviamente devo comunque alimentare la mia creatività per cui i viaggi sono sicuramente una fonte importante, ma anche girare per negozi vintage, mercatini… cerco di riempirmi gli occhi con stimoli diversi. Tutto può contribuire alla creatività.

D. Questa quarantena è stata difficile per la creatività?

R. No, non direi. La ricerca è una parte fondamentale del mio lavoro ma spesso mi ritrovo con poco tempo per farla perché scadenze e progetti sono sempre incalzanti. In questi giorni i ritmi sono sicuramente rallentati e ho avuto più tempo per concentrarmi su questo. Avere del tempo slegato dalla routine e dai soliti ritmi mi ha fatto bene!

D. Ci spieghi il processo con cui crei le tue stampe?

R. Tutto parte da un brief, cioè dalla richiesta del cliente che può essere molto varia, sviluppo una moodboard che per me è un mezzo di comunicazione e mi permette di raccontare al cliente cosa ho in mente. Si parte poi con delle bozze. Si fanno poi delle prove su tessuto dette “provette”, per testare la stampa, le dimensioni e i colori. Si arriva quindi alla versione definitiva e la si manda in produzione.

Dalla moodboard alla carta da parati disegnata per Wall&Deco

La carta da parati nella versione finale

D. Ci sono differenze tra quando disegni per il mercato italiano o estero?

R. Quando ho iniziato a lavorare 13 anni fa si notava molto questa differenza. Adesso non più, con il mass market e fast fashion il gusto si è uniformato e le differenze, se non annullate, si sono quantomeno smussate. Con la vendita on-line ci si rivolge a un pubblico più grande e internazionale per cui anche il gusto riflette le tendenze globali.

D. Come si riconosce una stampa ben disegnata? 

R. La ripetizione non fa il pattern! Il design tessile è una disciplina complessa, e con l’esperienza si impara a capire ciò che rende un pattern valido: il bilanciamento degli elementi, la composizione, le proporzioni, il movimento… Per non parlare dei dettagli tecnici e le valutazioni di stampabilità! Le cosa da considerare sono tante, e le si impara dopo anni di esperienza.

D. Qual è il tuo momento preferito del tuo lavoro?

R. La ricerca!

D. Come si fa la ricerca di nuove tendenze e colori?

R. Esistono agenzie e istituti specializzati in ricerca tendenze, “trend forecasting”, con team composti da specialisti molto diversi, ci sono antropologi, sociologi, figure di riferimento dei vari mondi come moda, interior, beauty. Questi team elaborano dei report che vengono trasformati in libri o in portali di tendenze, il più famoso è WGSN. Questi elaborati hanno un grande valore perché alle spalle hanno un enorme lavoro con team di centinaia di persone. Si parte dalle macro tendenze e da queste, settore per settore, vengono estratte le micro tendenze.
Stesso discorso anche per i colori: vengono fatti studi su come il colore evolve nelle stagioni, come ad esempio i rossi si raffreddano o si riscaldano da un anno all’altro, come i pastelli cambiano, diventino più acidi… è davvero un mondo molto affascinante e vastissimo.
La mia ricerca è quindi una commistione tra questi strumenti e le mie suggestioni, sensazioni, ispirazioni.

Moodboard per ricerca colori per stampe a righe

D. Se le tendenze sono trasversali, come fanno le singole aziende ad annunciare colori dell’anno diversi? Ad esempio il 2020 per Pantone è blu mentre per Sikkens verde salvia.

R. Bisogna tenere prima di tutto presente i vari ambiti come moda o interni. All’interno di questi mondi vengono sviluppate cartelle colori simili e tendenzialmente si vede sempre una similitudine tra le gamme colori. Le aziende elaborano quindi una palette per poi scegliere un colore che però è più un simbolo del messaggio che il brand vuole lanciare.

[Chissà quali colori verranno scelti per il 2021… post Covid19! ndr]

D. Qual è il tuo colore 2020?

R. Tieni presente che sono sempre proiettata al futuro, di solito lavoro con 2/3 anni d’anticipo! Ora sto lavorando al 2021/2022!
Più che un colore preciso direi la gamma dei pastelli, mi piace molto come si sono evoluti in tonalità più sofisticate e acidule. È molto interessante vedere come un colore evolve per rispecchiare un determinato contesto o cambiamento!

D. Com’è cambiato il lavoro dei textile designer con la stampa digitale?

R. Un tempo con la stampa tradizionale si era molto vincolati ai cilindri, si progettavano le stampe considerando il loro diametro perché la ripetizione del disegno doveva essere racchiusa in “un giro di cilindro”. Oggi con la stampa digitale è tutto cambiato, si è molto più liberi nella progettazione. Nella progettazione però bisogna comunque considerare l’utilizzo del tessuto, se verrà usato per creare abiti, come verrà tagliato, cercare di non generare sprechi…

D. Che programmi di grafica usi?

Alcune cose le disegno a mano e poi le importo in Photoshop attraverso scansioni, altre le disegno direttamente in Photoshop, altre ancora con l’iPad, altre in Illustrator… dipende sempre da cosa devo creare. Ad esempio un pattern geometrico difficilmente lo disegnerò a mano.
Nelle aziende tessili si usano poi dei software per declinare lo stesso disegno in più varianti colori.

Disegni botanici realizzati a mano da Silvia Stella Osella

La stampa botanica nella versione finale

D. Come si mixano stampe diverse?

R. É un gioco di equilibri e di bilanciamenti, a superfici cariche si abbinano superfici scariche e tinte unite. Si può anche giocare con le texture, non sono stampe ma sono sempre decorative.
Imparare a bilanciare e dosare la stampa è molto importante. Il tinta unita non è un neutro, ha un peso e aiuta a creare armonia. Parlando di arredamento, le stampe devono aiutare a valorizzare l’ambiente, non penalizzarlo, ad esempio in un grande spazio non metterei un pattern affollato perché creerebbe “rumore” visivo, metterei invece un disegno più arioso, con elementi distanziati, per creare leggerezza.

D. Nel tuo portfolio ci sono tante stampe botaniche, ti piace realizzarle?

R. Mi piacciono, sono molto nelle mie corde! Ho studiato tanta illustrazione naturalistica, mi sono sempre venute bene e bisogna dire che vendono sempre tantissimo! Cambiano le stagioni, i colori, le tendenze, ma il floreale, ovviamente interpretato in modi diversi, è sempre richiesto!

Stampe di Silvia Stella Osella su modelli Zara

D. Qual è il tuo colore preferito?

R. Impossibile scegliere! Anzi, facendo questo lavoro ho rivalutato anche sfumature e abbinamenti che prima non mi piacevano!

D. Quali sono le fiere da non perdere per te?

R. Dipende, non tutti gli anni le fiere sono interessanti allo stesso modo e dipende anche da con che scopo le si visita, se per ricerca, per lavoro o esposizione. Per noi textile designer Première Vision a Parigi è la più importante, sono presenti tutti i maggiori nomi dell’ambito tessile tra stampa, produzione e disegnatori. Imperdibile per chi vuole conoscere e approfondire l’argomento, è una fiera per addetti ai lavori, meno per andare alla ricerca di ispirazioni.
La scelta delle fiere da visitare dipende poi anche da che focus si ha. Per tanti anni ho disegnato collezioni bambino e allora non perdevo mai Playtime, sempre a Parigi, una fiera legata al mondo dei bambini dove si trovano brand meravigliosi.
Altre fiere sono più orientate alla moda come Woman (Parigi), Tranoï (Parigi), Maison&Objetho sempre cercato di variare per avere spunti differenti.

D. Hai mai indossato una tua stampa?

R. No, mai, ma non perché non mi piacciono eh! Credo sia una reazione molto comune per chi fa il mio lavoro. Si è così sovraesposti durante il giorno a stampe e colori che poi si tende a scegliere il tinta unita minimale! Anche in casa… tutto bianco, poche cose appese… ho bisogno di riposare l’occhio! E poi essendo sempre così tanto calata nelle tendenze sono sempre proiettata in avanti, e così per paura di stancarmi, preferisco non scegliere cose particolari di tendenza. Il basico per me funziona sempre!

 

Silvia ha anche un’altra anima: ambasciatrice di moda sostenibile – Sustainable fashion advocate come si legge sul suo profilo Instagram. Durante l’intervista non ne abbiamo parlato per la vastità dell’argomento, seguitela, tra le storie in evidenza troverete tantissimi contenuti dedicati alla moda sostenibile!

Quest’intervista nasce da una diretta Instagram fatta insieme a Silvia Stella Osella raccogliendo le vostre domande. Grazie per aver reso così bella e interessante questa chiacchierata!

 

Foto cover ©Michael Gardenia