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Sono giorni di paura, di attesa e preoccupazione in molte città d’Italia per via del terremoto. Io scrivo dalla sicura Milano ma un pensiero va a chi non ha più certezza sulla solida terra, posso fare ben poco se non tenervi compagnia e raccontarvi storie di eccellenza, di come l’ingegno dell’uomo viene in aiuto e come la vita va avanti.
Oggi vi racconto di Christchurch, la città più grande dell’Isola del Sud in Nuova Zelanda, dove siamo stati questa primavera durante il nostro secondo giro del mondo.
Christchurch è la terza città della Nuova Zelanda e conta 367.800 abitanti. Fondata del 1850, è la città più inglese di tutto il Paese, infatti doveva essere l’esempio britannico per l’architettura Neozelandese.
Nel settembre 2010 una scossa di magnitudo 7,1 colpì la città causando numerosi danni materiali. La terra tremò nuovamente nel 2011 quando una nuova scossa di magnitudo 6,3 si rivelò particolarmente distruttiva, l’epicentro fu solo a 4 km di profondità, provocò 181 vittime, migliaia di sfollati e danni irreparabili agli edifici.
Visitare Christchurch dopo 5 anni è ancora un’esperienza straniante. Il terremoto colpì il centro della città. Palazzi abbandonati, facciate ed edifici sorretti da strutture di sostegno. È stato molto strano visitarla, sembrava una città post disastro atomico. Edifici apparentemente normali da lontano, hotel, negozi, uffici di multinazionali ancora con le insegne, si rivelavano essere completamente abbandonati. Come se la gente fosse appena scappata. Crepe, vetri rotti e tag di writer fanno il resto.
Il terremoto ha colpito il cuore della città, la cattedrale crollò quasi completamente. Dalle regioni rurali arrivò il cosiddetto “Farmy Army”, un esercito armato di generi alimentari. 10.000 studenti formarono lo “Student Volunteer Army” e ripulirono i quartieri devastati. L’80% degli edifici dell’area centrale della città fu definito irrecuperabile ed è stato demolito o lo sarà presto.
Gli isolati vuoti sono un’immagine lugubre ma i progetti per la ricostruzione sono tanti, la città sta risorgendo dalle sue macerie, tanto che Lonely Planet ha messo Christchurch tra le migliori 10 città da visitare nel 2013.
Il centro solitamente è il luogo dove ci sono locali e ristoranti. A Christchurch non più, o almeno non per il momento. Dopo il terremoto le attività si sono spostate fuori dal centro nei luoghi disponibili: le case. E così si va a cena in case riadattate a locali pubblici. Originali e davvero belli! Il centro si è decentrato. Nell’area colpita dal terremoto è sorto il Re:start Mall, una specie di centro commerciale con negozi e bar all’interno di container.
Un progetto è particolarmente interessante. La chiesa anglicana di San Giovanni Battista fu irreparabilmente danneggiata dal terremoto. Venne chiamato Shigeru Ban, architetto giapponese specializzato “in emergenze” che ha costruito (pro bono) la Cattedrale di Cartone. Letteralmente di cartone: Shigeru Ban è chiamato l’architetto dei disastri, perché costruisce edifici temporanei in situazioni d’emergenza usando tubi di cartone e materiali poveri.
L’intera Cattedrale è formata da una base di container e un tetto di tubi di cartone rivestiti, travi in acciaio e una copertura in policarbonato. Una costruzione leggera, veloce da realizzare ed economica.
Shigeru Ban è famoso soprattutto per le sue ricerche nel campo delle tensostrutture, specialmente nella loro realizzazione attraverso materiali economici come il cartone e il bamboo. Ad esempio, a seguito del terremoto di Kobe del 1995, numerosi sfollati vennero alloggiati all’interno di tende, ma Shigeru Ban ideò una soluzione alternativa. Progettò delle abitazioni di 16 metri quadrati, con pareti fatte da tubi di cartone e fondazioni costituite da cassette per bottiglie di birra, riempite con sabbia.
Nel 2009, a seguito delle distruzioni causate dal terremoto, Shigeru Ban ha presentato un avveniristico progetto per la sede del Conservatorio Alfredo Casella dell’Aquila. Il progetto si è poi convertito in una sala da concerto da 230 posti, L’Aquila Temporary Concert Hall, completata ed inaugurata nel 2011. La struttura è costata 620.000 euro, in massima parte coperti dal Giappone.
È interessante vedere come la solidarietà e l’ingegno dell’uomo reagiscano dopo eventi drammatici di questo tipo, dà speranza e fiducia a chi in questo momento non deve essere lasciato solo.