Alessandro Rimini (Palermo 1898 – Genova 1976) è stato un architetto e pittore italiano. La sua storia sembra la trama di un film, la parte più dura è ricordarsi che è una storia vera, tutto è successo veramente.
Nato in una famiglia ebrea veneziana, Rimini fu segnato da entrambe le Guerre. Combattè da ragazzo nella Prima Guerra Mondiale, fu tra i prigionieri fatti dai tedeschi a Caporetto nel 1917, aveva 19 anni, e venne portato a lavorare nelle miniere di carbone in Vestfalia da cui scappò a piedi riuscendo a raggiungere l’Olanda.
Finita la guerra si diplomò in disegni d’architettura all’Accademia di Belle Arti di Venezia e poi in architettura all’Università di Padova. Arrivato a Milano nel 1924 si specializzò in una tipologia di architettura nuova per l’epoca: i cinema!
Chi è di Milano sarà sicuramente stato inconsapevolmente in uno dei cinema progettati da Rimini, tra i suoi edifici ci sono il cinema Colosseo (1927), Impero (1928), Massimo (1938), il teatro Smeraldo (1939, dove oggi si trova Eataly).
Il cinema Colosseo, in piazza Cinque Giornate, fu il primo grande successo dell’architetto Rimini, e proprio qui, anni dopo, incontrerà un crudele destino. Il cinema Colosseo venne inaugurato l’8 aprile 1927 e grandemente celebrato dalla stampa. Ispirato dall’antica architettura romana, con una capienza di oltre 1800 posti, impianto di ventilazione moderna, fu tra i primi cinema a Milano a dotarsi di impianto sonoro stereofonico grazie a cui nel 1929 venne proiettato un discorso di Mussolini.
Per chi è interessato a conoscere dettagli e programmazioni storiche dei cinema di Milano, consiglio la lettura del Dizionario storico e fotografico delle sale cinematografiche milanesi di Giuseppe Rausa.
Tutti, ma proprio tutti, abbiamo negli occhi (forse senza averla mai guardata con attenzione) l’edificio più celebre dell’architetto Alessandro Rimini: la Torre Snia in piazza San Babila, realizzata tra il 1935 e il 1937, con i suoi 60 metri e 15 piani, è stato il primo grattacielo di Milano e per 14 anni rimase il più alto tanto da essere soprannominato “rubanuvole”.
Nel 1930 si trasferisce a Napoli dove progetta l’Ospedale Cardarelli che verrà inaugurato proprio da Benito Mussolini in persona. Nelle foto ufficiali Rimini non è presente, si rifiutò di indossare la camicia nera e di fare il saluto romano.
Nel 1938 le leggi razziali fasciste gli impedirono di lavorare in quanto ebreo.
Rimini continuò a lavorare in segreto e senza firmare i progetti. Collaborò con diversi architetti, tra cui anche Gio Ponti (insieme nel 1939 progettano Palazzo Donini in Piazza San Babila, sotto i cui portici oggi si trova il negozio Lego), senza però comparire tra gli autori dei progetti. Da qui la sua paternità sugli edifici viene misconosciuta.
Un esempio: nel 1939 progettò il cinema teatro Smeraldo di piazza XXV Aprile, che fu però firmato da Ottavio Cabiati.
Negli anni ’40 progettò la sede italiana della Metro Goldwin Mayer che gli offrì un salvacondotto per andare negli Stati Uniti con la sua famiglia ma Rimini rifiutò per non abbandonare la madre gravemente malata.
Nel 1943 venne arrestato dalle SS mentre stava esaminando i danni provocati da una bomba caduta sul cinema Colosseo, era stato denunciato da un collega. Rimini viene catturato, portato a San Vittore e torturato perché rivelasse dove si nascondeva la sua famiglia, non cedette. Dal carcere scrisse alla moglie “sempre coraggio, mai paura, che sento sempre che per noi finirà tutto bene; e questo ci sembrerà solo un brutto sogno, e sarà dopo, tutto più bello, e ci vorremo ancora più bene, e non ti annoierai più te lo prometto”. Con riferimento alle figlie scrive: “Raccontagli tante cose belle di paparino, che non è tanto lontano, è sempre vicino a voi col pensiero”.
Venne deportato nel campo di concentramento di Fossoli insieme a tutti gli ebrei rastrellati a Milano. Nel 1944 fu caricato su un treno destinato ad Auschwitz ma riuscì a fuggire alla stazione di Verona spacciandosi per un poliziotto e a raggiungere la famiglia nascosta vicino a Mantova. Da qui tornò in bicicletta a Milano. Fino alla fine della guerra usò il falso nome di Guido Lara, pittore.
Dopo la Guerra continuò a lavorare progettando i cinema Metro Astra (dove oggi si trova il negozio di Zara in corso Vittorio Emanuele con il doppio scalone, il lampadario in vetro di Murano e bellissimi mosaici Déco), Mignon, Ariston, Corso (e il bar Tre Gazzelle accanto, infatti il bar è stato ricavato da una parte dell’atrio del cinema) e Rivoli oltre che a interventi di riqualificazione urbana nella zona di San Babila e altri edifici e cinema a Pavia, Lodi, Rimini, Riccione e Roma.
Nel 1956 si ritirò a Rapallo e si dedicò esclusivamente alla pittura. Rimini non scrisse mai delle sue architetture né di ricostruire la storia dei suoi progetti, la figlia Liliana ricorda che in proposito diceva solamente:
“Non sono io che devo parlare delle mie opere, ma, se ho costruito qualcosa di bello, saranno loro a parlare di me” Alessandro Rimini
Le sue architetture sono la miglior biografia che poteva lasciare. Sta a noi però ricostruirne la storia, ricordarla e raccontarla.
Dal 2013 in piazza San Babila è stata messa una targa che lo ricorda come architetto della Torre. La mia curiosità per lui è nata proprio da lì, alcuni forse si ricorderanno che esattamente un anno fa (nel mio ultimo giro in centro prima del primo lockdown) avevo postato una foto della torre e raccontato la sua storia:
Rimini progettava gli edifici nei minimi dettagli, come anche arredi (di cui rimane poco) e decorazioni. Cercate nelle sue architetture una silhouette di donna, si ritrova sempre uguale, è quella dell’amatissima moglie Olga. Si può trovare ad esempio nella decorazione sopra gli ascensori della Torre Snia in piazza San Babila, tra i mosaici del cinema Metro Astra (oggi negozio Zara) e nei mascheroni della facciata del cinema Colosseo (la Commedia ritrae Olga e la Tragedia lui stesso!).
Il mese scorso sono stata molto felice di trovare sul Corriere della Sera una pagina intera dedicata a Rimini. La Triennale di Milano oggi lo celebra e ha annunciato che il Presidente Stefano Boeri consegnerà un diploma alla memoria di Alessandro Rimini alla figlia Liliana.
Se volete approfondire potete leggere la storia commuovente di Rimini sul sito ufficiale della Comunità Ebraica di Milano, le durissime vicende della guerra e le fughe rocambolesche nel post pubblicato su Linkiesta e “Alessandro Rimini. Opere e silenzi di un architetto milanese” di Giovanna D’Armia, la prima monografia dedicata all’architetto.
Ripromettiamoci di andare in uno dei cinema da lui progettati non appena sarà possibile, sono certa che guarderemo quell’architettura in modo diverso e racconteremo la sua storia, sarà un bell’omaggio all’uomo e all’architetto Alessandro Rimini, che silenziosamente ha contribuito a trasformare la città di Milano.