D come design ma anche D come donne. Made in Italy, imprenditoria al femminile, colore e attenzione ai dettagli. Gli ingredienti ci sono tutti per una storia bellissima. Vi presento Alma.
Ci sono storie di famiglia e storie di design. Le mie storie preferite sono quelle che intrecciano le une alle altre.
La storia di Alma è una di queste, nata tra i vitigni della Franciacorta, in provincia di Brescia, una storia di nuovi inizi, di un meraviglioso rapporto tra mamma e figlia.
Al-Ma è Alessandra Marchina che insieme alla figlia Francesca Mazzoleni nel 2007 hanno iniziato l’avventura di Alma.
Qualche giorno fa sono stata in Franciacorta, a Passirano, a visitare la sede di Alma e a conoscere di persona Francesca e Alessandra.
Da una piacevolissima chiacchierata con Francesca è nata quest’intervista:
D. Com’è iniziata l’avventura di Alma?
R. Prima di Alma c’era la storia della nostra famiglia, del nonno che con i suoi figli avevano un’officina meccanica dove realizzavano le strutture in ferro per l’arredamento, specialmente nell’ambito ufficio. Vicende personali e la crisi dei primi anni 2000 hanno portato a un nuovo inizio. La A di Alma è anche la A di un nuovo inizio.
D. Come ci si fa conoscere nel mondo del design?
R. Fondamentale per posizionarsi all’interno del mondo del design e per iniziare una nuova avventura, è stata la ricerca di materiali e prodotti di qualità. Le nostre collezioni nascono dalla collaborazione con diversi artigiani. Scegliere con chi collaborare è fondamentale per garantire qualità e un ciclo virtuoso del lavoro. Nel 2008 è uscito il nostro primo catalogo che era formato da una decina di sedute e qualche tavolino pensati per l’ambito contract. Abbiamo poi iniziato a collaborare con vari designer. Nascono le collezioni a più mani: noi di Alma, i diversi designer e gli artigiani, eccellenze dei territori, attori fondamentali nel grande spettacolo del design.
D. Cosa chiedete ai designer quando iniziate una collaborazione in vista di un nuovo prodotto?
R. L’estetica non è mai stato l’unico canone, anzi! La prima sedia che abbiamo fatto era scomoda, abbiamo fermato tutto e modificato! Vogliamo che i nostri prodotti siano sempre pratici, funzionali e comodi e poi, certamente, anche belli!
A volte chiediamo ai designer di fare modifiche ai progetti, non sempre sono contenti di farlo, ma magari modificando un dettaglio riusciamo a rendere una seduta impilabile!
D. Siete un’azienda al femminile. Oltre alle fondatrici, anche tra i dipendenti la presenza di “quota azzurra” si conta su una mano. C’è qualcosa che connota questa peculiarità?
R. Direi sicuramente l’attenzione ai dettagli e il colore!
Il nostro primo investimento in stampi è stata una matrice per una sedia in estruso d’alluminio – che tra l’altro è la matrice per estruso più grande esistente! – che poi abbiamo anodizzato sbizzarrendoci in tantissimi colori! E forse aggiungerei anche un’altra cosa: le scelte d’istinto! Quelle fatte “di pancia” si sono sempre rivelate le intuizioni più felici!
D. Lavorate con tanti designer. C’è una storia curiosa da raccontare?
R. La storia di Nonò. Nel 2009 un giovanissimo Stefano Soave, designer bresciano appena laureato, si è presentato con il prototipo sotto braccio dicendoci “questo è Nonò, il mio progetto di tesi. No, non è una sedia, no, non è uno sgabello. Volete produrlo?”. Dopo aver sentito la storia, come potevamo resistere? Stefano aveva studiato il comportamento delle persone nei locali e aveva disegnato una seduta funzionale a tre gambe: una seduta “ischiale” cioè che permette di scaricare il peso dalle gambe e dalla schiena, e impilabile! Incontrava esattamente quello che cerchiamo: funzionalità, praticità, comodità ed estetica!
Abbiamo messo in produzione Nonò e l’abbiamo presentato al Salone del Mobile del 2010 dove ha ricevuto il premio speciale “il design dello stupore” al concorso Young and Design 2010 e successivamente il Good Design Award di Chicago.
Potete scoprire la storia di Nonò in questo video molto divertente
Dopo i giovani designer abbiamo iniziato anche a lavorare con designer più strutturati come Mario Mazzer che è il designer che forse ha disegnato di più per noi e che ha anche progettato la nostra nuova sede!
D. Chi sceglie i nomi delle collezioni?
R. Cerchiamo sempre di farlo in collaborazione con il designer. All’inizio erano nomi di donna, ci piaceva continuare il discorso di un design al femminile, ispirandoci alle grandi attrici del cinema!
D. Qual è il vostro approccio alla sostenibilità?
R. Innanzitutto crediamo nella scelta di prodotti di qualità che siano fatti per durare nel tempo. Facciamo attenzione a realizzare prodotti in monomateriale, usiamo materie plastiche riciclabili al 100%. Quando hanno più componenti sono sempre smontabili interamente in modo che si possano smaltire in modo corretto. Cerchiamo di lavorare con artigiani il più possibile vicini, per ridurre l’impatto di trasporti e movimentazione delle merci e sicuramente richiediamo standard corretti anche ai nostri fornitori.
L’attenzione è rivolta anche alla ricerca. Stiamo sperimentando proprio in vista del Salone del Mobile 2022, un nuovo tipo di conciatura delle pelli che utilizzi gli scarti della raccolta di una coltivazione tipica della nostra zona vicina al Lago d’Iseo. Insieme a degli artigiani della zona stiamo sperimentando l’uso di questi scarti per sostituire il trattamento con procedimenti chimici.
D. Mi ha molto colpita l’attenzione che avete per i dettagli e per i tessuti. Ci siete tu e tua mamma dietro questa ricerca così attenta?
R. Assolutamente sì. Siamo molto attente ai dettagli, ci piace seguire ogni particolare. Siamo molto fiere della nostra italianità ed è per questo che ci teniamo a scegliere materiali e fornitori italiani. Anche i nostri imballi sono molto curati sia per garantire che i prodotti arrivino senza danni ma anche per ottimizzare ogni processo. [ndr: una cosa che personalmente mi ha molto colpita: gli scatoloni vengono tutti personalizzati a seconda del prodotto che contengono, non solo con il nome ma anche con la silhouette dell’arredo!].
Una cura speciale che rivolgiamo a tutti i nostri clienti è la personalizzazione. Grazie alla filiera corta, possiamo andare a personalizzare tessuti e colori di ogni arredo, anche quando si parla di quattro sedie! Andiamo molto fiere della nostra possibilità di customizzazione!
In Alma il concetto di famiglia è importante anche quando si parla di arredi. Da un prodotto può nascere un’intera famiglia, come ad esempio per la X Collection che va da poltrone a sedute, divani, tavoli e tavolini, e come accadrà per l’ultima arrivata in casa Alma: la collezione Scala. Disegnata da Marco Piva e presentata all’ultimo Salone del Mobile, è un omaggio al Teatro alla Scala, il drappeggio dello schienale della poltrona richiama i tendaggi del teatro. A settembre la famiglia Scala si allargherà con nuovi arrivati come divano, tavolo, sgabelli, sedie e arredi outdoor.
E qui aggiungo una cosa che mi ha molto colpita e che credo non sia così facile da trovare: una collezione viene spesso declinata in arredi da interno e anche da esterno! Cambiano magari le finiture, i materiali, ma ad esempio, la poltrona Scala, esisterà anche in versione outdoor (mega spoiler ops!!)!
Per tutte le altre informazioni vi rimando al sito ufficiale di Alma, e se vi capita di andare in Franciacorta, andate a trovare Francesca e Alessandra!
Post in collaborazione con Alma.