Ci sono i critici che arricceranno il naso per ogni cosa, ci sono gli habitué degli aperitivi, gli appassionati affezionati… ognuno ha vissuto in modo diverso questa Design Week 2021.
Fuorisalone fuori-stagione (come brillantemente l’ha definito mio papà), un ritorno alle origini quando prima del 1991 il Salone del Mobile era a settembre.
Per me questa Design Week è stata un “sì”, mi ha stupito. Immaginavo un ritorno tiepido, timido e invece sono stati numerosissimi gli eventi in città, centinaia di location, allestimenti e aperture che hanno riportato una ventata di normalità e ottimismo in città.
I primi giorni con timidezza, ma poi tra giovedì e venerdì, l’afflusso di persone è aumentato. I marciapiedi sono tornati ad affollarsi, il traffico congestionato (non pensavo potesse essere una cosa da cui poter trarre dell’entusiasmo) ed era impossibile non chiedersi cosa ci fosse di diverso a Milano. Di diverso c’era che il Design è tornato a invadere gli spazi e le strade della città con la sua energia allegra e colorata.
E tutto questo senza togliere le difficoltà di una Design Week “senza weekend”, iniziata infatti di sabato con la maggior parte degli eventi su invito, è terminata di venerdì, una scelta sicuramente dettata dalla necessità di evitare le folle.
Milano è tornata soprattutto a essere una tappa importante nel calendario del mondo del design. Non si poteva rischiare di perdere il primato e questo credo sia stato lo spirito e l’intenzione che più ha animato questa Design Week.
Anche quest’anno non mi sono risparmiata con 65 km fatti, 80 piani saliti e oltre 120 allestimenti visti, green pass mostrati, temperatura misurata e mani disinfettate.
Credo che Milano ce l’abbia messa tutta per salvaguardare il prestigio della sua Design Week che negli anni ha alzato sempre più l’asticella delle aspettative.
Sicuramente quest’anno le installazioni che più hanno fatto parlare sono state quella di Hermès a La Pelota, Dior a Palazzo Citterio, i vari palazzi storici, l’apertura per la prima volta della sede di Toiletpaper e l’esposizione di Alcova in una location davvero inaspettata, l’ex ospedale militare di Baggio che ha offerto al design contemporaneo un’ambientazione unica, direi disruptive!
Personalmente la mia preferita è stata H+O un allestimento bellissimo al terzo piano di via Solferino 11. Un appartamento o meglio, un experimental apartment experience, di cui parleremo prestissimo con un blog post dedicato!
Forse non abbiamo visto novità dirompenti o reali nuovi trend ma sicuramente abbiamo visto confermate delle tendenze nell’aria con un focus importante sulla sostenibilità e sui nuovi bio materiali naturali.
Anche di questo torneremo a parlarne a breve!
Purtroppo non sono riuscita a vedere il Supersalone a Rho Fiera ma ne ho sentito parlare bene. Questa versione con la curatela di Santo Stefano Boeri – possiamo eleggerlo a Re Mida del design? – è piaciuta a chi l’ha visitato (sarei curiosa di sapere se anche le aziende l’hanno apprezzata con le limitazioni che lo spazio a disposizione ha comportato), ho sentito cose meravigliose sulla mostra The Lost Graduation Show, la mostra dedicata ai giovani e alle scuole di design.
Poi questa è stata anche la prima edizione per la nuova Presidentessa del Salone del Mobile, Maria Porro, la prima donna (e giovanissima) a ricoprire la carica!
La cosa bella di quest’anno è che per la prossima edizione della Design Week non dovremo aspettare un anno intero ma solo sei mesi! Infatti la prossima edizione di Salone del Mobile e Fuorisalone tornerà con la primavera e sarà dal 5 al 10 aprile 2022 (con grande ritorno del weekend!).