Molti architetti nella storia si sono cimentati con il design del gioiello e in molti oggi continuano a farlo.
Sembra esserci un nesso tra l’architettura che si occupa di costruire case ed edifici e l’ideazione e la progettazione di questi piccoli oggetti preziosi.
Micro architetture che hanno sfidato i nomi più importanti e iconici del design e dell’architettura, un nome tra tutti: Carlo Scarpa.
Ho conosciuto Camilla Andreani e il suo brand di gioielli Midorj qualche tempo fa e le sue creazioni mi hanno subito incuriosito perché trasformano rifiuti elettronici (transistor, condensatori, resistenze…) in gioielli artigianali, delicati, poetici e made in Italy.
Da rifiuti elettronici a gioielli artigianali delicati, poetici e made in Italy.
Spoiler: in fondo al post trovate un mega codice sconto!
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Ho scoperto poi che Camilla è anche architetto e allora è nata l’occasione per indagare questa commistione tra ambiti macro e micro, tanto affascinante. Ecco la nostra piccola intervista:
D. Camilla, tu sei un architetto. Com’è nato l’amore per i gioielli?
R. Come puoi ben immaginare il mestiere dell’architetto è innanzitutto una passione, e come ogni passione che si rispetti, la curiosità è quotidiana e costante. Non so dirti bene come e quando sia nato l’amore per il gioiello, ma credo sia stata la conseguenza naturale di un approfondimento innato verso i mestieri dell’arte e una predisposizione al bello in senso lato.
La gioielleria in fondo è da sempre una necessità primaria dell’uomo fin dal Paleolitico, come la necessità di costruire e di migliorare la qualità della vita.
Il gioiello ha sempre avuto una funzione votiva, scaramantica, decorativa, benaugurale, simbolica.. Credo sia una normale prosecuzione dell’architettura in scala, essenziale o decorata, classica o contemporanea.
Anche da architetto ho sempre avuto un approccio materico alla professione, e una grande curiosità per la scienza dei materiali, per le loro proprietà e soprattutto per la sperimentazione che si può fare forzandone un po’ le caratteristiche.
Il mio brand si chiama Midorj che significa “verde” in giapponese e si ispira ad un principio green di economia circolare e ad un’estetica minimale ed essenziale.
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D. Come ti sei avvicinata al tema del recupero iniziando a usare componenti elettronici?
R. E’ stato un approccio quasi casuale. Stavo iniziando a sperimentare le resine come materiale per gli interni e per gli arredi e ho trovato un cassetto pieno di componenti elettronici. Mi sembravano così colorati e strani, alcuni quasi con sembianze animali, di piccoli insetti.
Ho iniziato ad approfondire il tema della componentistica elettronica e della velocissima obsolescenza a cui è soggetta in questa bulimia tecnologica e ne ho “scoperto” l’alto potere inquinante (rifiuti speciali RAEE). Ho pensato che cristallizzati non avrebbero più ossidato, quindi non avrebbero più disperso liquidi e che la resina sarebbe potuta diventare una perfetta ambra contemporanea.
Nel tempo questa passione è diventata un lavoro, ho vinto alcuni bandi istituzionali e ho deciso di aprire una piccola società e di iniziare ad investire nella ricerca e nel design…
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D. Ogni pezzo è unico. Ci racconti di più?
R. Ho iniziato utilizzando barre metalliche industriali in ottone e acciaio, sezionate e saldate per ricreare piccole cornici metalliche in cui incastonarli. Volevo però affinare il design dei prodotti e la cura dei materiali.
Ho imparato a modellare manualmente ogni pezzo in cera così da poterne gestire autonomamente ogni minima fase con conseguente fusione in bronzo (presto anche in argento!).
Ogni piccolo personaggio è assemblato manualmente pezzo per pezzo, poi immerso in resina e quindi unico e irripetibile perchè composto solo da pezzi vintage e di scarto.
D. Cosa caratterizza le tue collezioni?
R. Ho cercato di dare risalto ad ogni piccolo personaggio strabico attraverso linee semplici e pulite, ma preziose ed eterne come il bronzo.
Il metallo è volutamente lasciato al naturale, per evitare finti effetti lucidi e bagni galvanici. E’ un materiale magico, che reagisce al PH della pelle, che se indossato non ossida e che quando ossida prende colorazioni brunite bellissime ma che può essere rilucidato e riportato in eterno allo splendore iniziale.
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D. Dove si riconosce l’approccio progettuale da architetto?
R. Forse più che una deformazione professionale è proprio un modus vivendi! Ogni cosa se pensata e progettata ha potenzialità in più. Questo ovviamente non esclude l’aspetto istintivo o l’approccio sperimentale ma conoscere le caratteristiche dei materiali consente di forzarne anche i limiti e di “sbagliare” con consapevolezza. 🙂
Ogni aspetto poi è pensato e curato per seguire il progetto a 360°. Dai cavi del girocollo che sono scarti di bobine elettriche coloratissime, al packaging creato solo con carte di recupero con certificazione FSC® fino al sito green.
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D. Un tuo posto del cuore?
R. Il Museo del Gioiello di Vicenza, dove si trova da manufatti antichi a quelli di design con nomi come Cleto Munari, Carlo Scarpa, Ettore Sottsass e Monica Castiglioni.
D. Che immagini indossare le tue creazioni?
R. Ho capito nel tempo che il target che apprezza il mio prodotto è piuttosto variegato. C’è la donna che ne riconosce la novità e l’estetica; la signora che vuole sdrammatizzare un outfit classico; la ragazza che li trova semplicemente simpatici e irresistibili…
Ma esiste anche un pubblico maschile, spesso reduce da precedenti lavorativi o di formazione in campo elettronico, che ne apprezza l’ironia e lo regala.
Mio figlio lo usa come amuleto ipnotico fin da quando è nato!
Insomma… ad ognuno il suo Midorj!
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Tenetevi forte perché Camilla ha riservato per noi un codice sconto davvero speciale: con GUCKI20 avrete il 40% su tutti i “pendants” (le collane con ciondoli tondi e quadrati che racchiudono componenti elettronici nella resina) presenti sul sito di Midorj, fino al 28 febbraio (salvo esaurimento pezzi)!
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Grazie ancora Camilla!
Le bellissime foto sono di Monica Leggio (anche lei architetto!) per Midorj